By Jim MacNeil, Tondo Associate English Version Exploring circular economy in rural areas The use of real-world laboratories to experiment with alternative design, business models and economies While cities present unique challenges in transitioning to the circular economy, rural regions also face their own set of challenges in doing so. Mountains have always provided vital natural resources, social and economic services to communities. Mountain regions are primarily known for their tourism and concentrations of tertiary sector economies, which represent the main sources of income for many rural communities and has become the quick solution to increase the GDP of depopulating communities, a common trend of many mountain regions over the last half-century. In order to have resilient economies able to withstand unexpected and devastating events, firstly, there should be a certain degree of diversity where a system is not so reliant on one industry, and secondly, the system should be flexible in order to adapt to new modes of operating and respond adequately to these events. Circular systems, like natural systems, are intended to be collaborative. Therefore, as a society we also need a change in mindset away from the competitive nature of capitalist economies. In order to do this, businesses and communities should demonstrate the benefits of adapting a new collaborative approach. MonViso Institute (MVI) is an example of how rural actors are taking advantage of their geographical location not only as a centre of experimentation – providing students and visitors inspiration and tools for change, but also in their ability to be self-sufficient, which rural areas have as an advantage over their urban counterparts. MonViso Institute – Demonstrating Circular Solutions Nestled in the Po Valley at 1500 metres a.s.l. in the municipality of Ostana (Piedmont), Tobias Luthe and his group of researchers, designers and entrepreneurs are experimenting with...
Month: February 2021
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16 February 2021Versione Italiano Il clima sta cambiando e tali cambiamenti stanno avendo forti impatti su biodiversità, ecosistemi, nonché sulla salute e sul benessere umano. Limitare l’aumento della temperatura globale ad 1.5°C è un obiettivo che deve essere raggiunto per contenere i possibili disastri ambientali, quali forti precipitazioni, prolungati periodi di siccità o i rischi associati allo stress idrico. Il report del 2018 del Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) dimostra che l’aumento della temperatura globale di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali porterebbe a conseguenze devastanti. Per contenere i rischi legati all’aumento delle temperature è richiesto uno sforzo collettivo che acceleri le azioni di contrasto del cambiamento climatico. E’ infatti necessario integrare in maniera consistente il percorso verso un’economia circolare, passo fondamentale verso il raggiungimento degli obiettivi climatici. L’economia circolare offre una risposta sistemica alla crisi climatica riducendo le emissioni e aumentando la resilienza. I vantaggi derivanti da questo cambio di paradigma, inoltre, comprendono il raggiungimento di altri obiettivi come la creazione di città più vivibili, la re-distribuzione della ricchezza e lo stimolo all’innovazione. All’interno del Green Deal europeo è stato infatti realizzato anche un piano d’azione per l’Economia Circolare. Il piano presenta nuove iniziative lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti al fine di modernizzare e trasformare la nostra economia nel rispetto dell’ambiente. Affrontare quindi la sfida del passaggio verso una società ad impatto ambientale zero sarà cruciale nei prossimi anni di ricostruzione dell’economia post-Covid: ci sarà una crescente attenzione alla valutazione della circolarità delle aziende e alle aziende sarà chiesto di trovare modi innovativi per contribuire attivamente all’implementazione dell’economia circolare. Partendo da queste constatazioni, il team di Tondo ha deciso di creare Tondo lab, con l’obiettivo di accelerare la trasformazione delle aziende in un’ottica circolare. Tondo lab semplifica i percorsi di queste verso l’economia circolare affinando la...
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12 February 2021English Version By Alessandro Innocenti, Tondo Associate and PhD student at Helmholtz Institute Ulm A Circular Future for Energy Storage The lithium-ion battery is the key technology that is allowing the widespread adoption of electric vehicles,portable electronic devices, and renewable energy storage.Every year, an increasing number of batteries are put into the market: we passed from an installed capacity of 200 GWh of 2014 to more than 700 GWh in 2019, with a forecast of about 8000 GWh by 2030. This also means that more and more batteries will have to be retired every year after their use in one of the mentioned applications. In fact, lithium-ion batteries must be replaced after a certain time, since they show a decrease of the performances caused by inevitable chemical degradation reactions. Spent batteries can be directly sent to recycling for the material recovery, but the economic sustainability of lithium-ion battery recycling strongly depends on the presence of precious metals as cobalt (which is getting phased out for its toxicity) and nickel inside. This is the preferred route for the batteries used in consumer electronics and personal mobility systems, which are usually quite small and with a lower quality if compared to other possible applications. In fact, stricter requirements for batteries are present in the electric vehicle industry, because of the high standards in terms of autonomy and of power set by the manufacturers to be competitive with classic vehicles. Moreover, these standards must be assured for a long time, since no one wants that after one year or two from the purchase, the electric car makes 10-20% less kilometres with each “refill”. In the industry, the common threshold for the end of life of a lithium-ion battery is when it retains 80% of the initial capacity or power. The actual time needed...
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5 February 2021Spreco alimentare: una giornata per combatterlo By Sara Salerno – Circular Economy Analyst at Tondo Versione Italiano Oggi, 5 Febbraio, è la Giornata Nazionale per la prevenzione dello spreco alimentare ormai arrivata alla sua ottava edizione. È stata istituita nel 2014 quando su iniziativa dell’agroeconomista Andrea Segrè, coordinatore del Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare (PINPAS) del Ministero dell’Ambiente, vennero convocati gli Stati generali della filiera agroalimentare italiana. Ed è da allora che questa giornata è stata inserita nella Campagna Spreco Zero. Ogni anno in questa occasione l’Osservatorio Waste Watcher, ideato da Last Minute Market e sviluppato con la partnership di SWG, presenta i risultati annuali dei monitoraggi condotti a livello nazionale sullo spreco alimentare domestico e sulle abitudini che gli Italiani hanno rispetto all’utilizzo del cibo. L’Osservatorio Waste Watcher, che ormai è diventato un punto di riferimento sia a livello nazionale che europeo, fornisce strumenti di comprensione delle dinamiche sociali e comportamentali che sono alla base della generazione dello spreco alimentare all’interno dei nuclei famigliari. Gli studi condotti dall’Osservatorio consentono, difatti, di produrre conoscenza, cultura e supporto per la progettazione di attività pubbliche o private mirate alla riduzione dello spreco che si perpetua all’interno delle mura domestiche. Lo spreco alimentare è infatti un tema fondamentale che risulta avere un impatto trasversale su economia, società e ambiente. Secondo il Food Sustainability Index in Italia buttiamo in media ogni anno circa 65 Kg a testa di alimenti. Tuttavia, secondo i dati pubblicati nel rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher del 2020 lo spreco alimentare degli Italiani ha subìto per la prima volta un calo del 25% rispetto all’anno precedente: infatti si è passati da gettare settimanalmente 6,6€ a 4,9 €. Questo calo si é tradotto in un risparmio di circa 1 miliardo e mezzo su tutto il territorio nazionale, a riprova che...