Month: November 2021

  • 30 November 2021

    Re-think Taranto: final report

    Report conclusivo di Re-think Circular Economy Forum Taranto Re-think Circular Economy Forum tenutosi a Taranto il 28 e 29 settembre 2021 si è concluso con l’obiettivo di fare emergere le numerose opportunità e potenzialità del territorio tarantino e pugliese in ambito di sostenibilità ed economia circolare. Durante i due giorni di evento più di 40 sono state le realtà nazionali ed internazionali coinvolte per la presentazione di progetti, ricerche, attività imprenditoriali ed innovative e le varie opportunità del territorio sul tema della circolarità. Gli argomenti sui quali si è scelto di focalizzarsi, sulla base anche del contesto e delle iniziative che si stanno portando avanti sulla transizione verde e la circolarità in questo territorio, sono stati: transizione energetica e mobilità sostenibile, porti circolari e gestione ambientale. L’obiettivo di questo incontro tra personalità di spicco del territorio locale, nazionale ed internazionale è stato di presentare ed approfondire per un vasto pubblico, i trend e le tecnologie esistenti o in fase di sviluppo dei tre settori sopra citati. Dalle presentazioni dei relatori sono stati numerosi gli spunti, tra cui, ad esempio, l’importanza e l’impegno di molte aziende sul fronte della decarbonizzazione del settore energetico e dei trasporti tramite l’elettrificazione, l’adozione di bio-fuel e più in generale tramite la valorizzazione energetica dei rifiuti. Inoltre, come hanno anche confermato gli esperti, l’idrogeno avrà un ruolo centrale, principalmente in quei settori dove, ad oggi, non esistono soluzioni efficienti e percorribili per la riduzione dell’impronta carbonica. Anche le comunità energetiche, ad esempio, coinvolgendo attivamente cittadinanza e aziende in un lavoro di squadra, contribuiscono concretamente alla decarbonizzazione, modificando i ruoli tradizionali del consumatore, che diventa produttore, e del fornitore di energia che diventa anche fornitore di servizi. I porti e il trasporto marittimo, elementi essenziali della città di Taranto e in tutte quelle che si trovano sulla costa, si dovranno trasformare in hub di...
  • 18 November 2021

    Cop26: a success?

    By Sara Salerno, Circular Economy Analyst at Tondo Lab Cosa è la Cop26? Il 13 novembre a Glasgow, si sono conclusi dopo due settimane i negoziati sul clima, la Cop26, che hanno visto la partecipazione di 197 Stati. La Cop26 è la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021. Da quasi 30 anni le Nazioni Unite riuniscono la maggior parte dei Paesi a livello mondiale per i vertici sul clima, chiamati COP, ovvero “Conferenza delle Parti” per cui quest’anno si è tenuto il 26esimo vertice annuale, di qui il nome. La Cop26 è tornata in presenza dopo un pesante primo anno di pandemia e ha trattato temi fondamentali quali l’eliminazione dell’uso del carbone, la generazione di emissioni, l’attività di deforestazione e molto altro. Se qualche tempo fa la questione climatica non risultava essere di molta rilevanza, oggi, numerosi studi scientifici e lo stesso IPCC – Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico – sostengono che sia invece urgente invertire la rotta al fine di non raggiungere i 2 gradi di aumento della temperatura previsti se si continua con l’attuale modello industriale. Cop26: un successo? La conferenza si è conclusa con un accordo unanime che ha però comunque generato insoddisfazione e delusione generale, non soltanto all’esterno da parte di attivisti come Greta Thunberg, i Fridays For Future e gli Extinction Rebellion, ma anche all’interno, da parte delle Nazioni partecipanti, a partire dalla stessa Unione Europea. Le tematiche trattate sono molto delicate e può essere difficile, al momento, pensare a delle economie alternative da parte di Paesi che sono ancora in fase di sviluppo, come Cina ed India. Infatti quest’ultimi al momento dell’ultima votazione hanno proposto di non parlare di “phase-out” (uscire dall’uso) del carbone, ma di “phase-down” (rallentare l’uso), modificando di molto le aspettative sul testo finale. Inoltre, non si è...
  • 11 November 2021

    Rules for a Circular City

    Regole per una Città Crcolare In occasione dell’evento Hacking the City, organizzato lo scorso aprile, abbiamo avuto il piacere di avere con noi la Professoressa e Prorettrice agli Affari Giuridici dell’Università di Pisa, Michela Passalacqua, che ha spiegato quali regole seguire per poter creare una città circolare. La professoressa ha iniziato il suo intervento spiegando che la città come la conosciamo noi, è opposta in realtà alla circolarità. Perché? Le città per potersi sviluppare ed esistere, devono consumare il suolo e, invece, la città diventa circolare quando è in grado di contenere questo consumo. Il tema del consumo del suolo è molto importante per la sostenibilità, perché il suolo, in origine concepito come una risorsa nascosta che non vediamo e che è essenziale, rende dei servizi fondamentali per la nostra esistenza, cioè i servizi ecosistemici. Quindi, più ci sviluppiamo nelle città con l’edificato e con le nostre attività produttive, più consumiamo questo suolo e fruiamo dei suoi servizi ecosistemici e quanto più sarà difficile ripristinarli. Infatti, i processi di naturalizzazione non restituiscono mai il suolo con le caratteristiche originarie. L’Unione Europea è molto attenta al tema dell’economia circolare, della sostenibilità e della riduzione del consumo di suolo, ma nonostante ciò, non si è riusciti ad approvare una direttiva in materia dell’ultimo. C’è stata molta discussione a riguardo, ma il progetto si è arenato per gli interessi economici che sono sottesi all’utilizzo del suolo, perché sia la vita nelle città, quindi l’edilizia residenziale, sia le attività produttive, necessitano di consumare il suolo per poter esistere. Purtroppo, perciò, a livello europeo non si è riusciti ad approvare una direttiva quadro che tutti gli Stati membri debbano rispettare. In Italia, le regioni sono attivissime nel fare leggi che promuovano la rigenerazione del suolo ed urbana, e addirittura dal 2013, il legislatore nazionale se...
  • 9 November 2021

    Vitesy: the indoor green

    During our event, Re-think Circular Economy Forum held in Milan in October 2020, Paolo Ganis starts his speech presenting Vitesy, a startup of young entrepreneurs working on sustainability and wellbeing. They have identified two main problems. The first issue is the lack of awareness about indoor pollution and its negative effects on the environment and our health. As a matter of fact, the World Health Organization argued that indoor pollution can be up to 5 times higher than outdoor pollution. This is due to the existence of several unknown contaminants generating pollution and VOC (volatile organic compounds), which are bad for our health considering we spend about 9% of our time indoors. The second problem is related to the use of products using old polluting technologies, which are made of plastic and cannot be recycled. These products work with HEPA and Carbon Filters that need to be replaced often, otherwise the pollution goes back to the indoor area. In the last 5 years, 102 million filters have been wasted and generated 20.000 tons of trash. In their solutions, Vitesy is working on a new concept of connected wellness, thanks to the combination of nature, nanomaterials, technology and design. They have started testing the power of nature in research labs. In 2017, they launched their first product, Clairy, a natural air purifier that should eliminate 93% of VOC in 30 hours. Clairy enhances the phytoremediation power of some plants to remove pollution agents from the air. Thanks to its sensors and its app it is also possible to monitor air quality. In 2019, they launched Natede, the evolution of the previous product, combining photocatalysis and phytoremediation together increasing its purification process. It features advanced sensors to analyze temperature, humidity, VOCs, fine-particulate and carbon monoxide. Their latest product is Eteria with new...
  • 4 November 2021

    Phoenix Materials

    In occasion of our Re-think Circular Economy Forum event held in Milan on October 2020 we had among our speakers Marco Stefanini who told us about nanotechnologies and more specifically about Nanocoatings. What are Nanocoatings? What are the possible applications and what are their properties? Phoenix Materials develops, produces and markets products and treatments that are nanotechnology based. Here, they believe that, as every previous technological revolution, nanotechnology will radically influence every aspect of people’s life. Therefore, Phoenix Materials proposes itself as pioneer of this technology thanks to its knowhow and deep specialization in the creation of these types of materials. At Phoenix Materials they believe that technology and innovation will get closer and closer to people in order to make life easier while keeping an eco-friendly approach, which is a very important qualityof Nanocoatings. Therefore, their mission is to apply nano-technological solutions with the aim of improving existing products and materials (also a very important quality of Nanocoatings). Why Nano-technology? Its name derives from nano meters which is the smallest scale ever realized by men and it is even smaller than bacteria and viruses. Nano-technology, given the fact that works on such a small scale, gives the possibility to plan new materials and introduce innovation to scales where products characteristics and performances can be more influenced and develop their highest capabilities. One specific application of Nano-technology for these purposes are Nano-coatings. Nano-coatings are very thin layers that can be applied on almost any kind of surface. They are so thin and so small that they cannot be seen or touched. At the beginning they are liquid compounds and once they are applied to the surface they solidify and take the form of the extension of the surface itself. Why do they apply them if we don’t see or touch...
  • 2 November 2021

    Circular Design

    Laura Badalucco professoressa associata presso l’Università IUAV di Venezia si occupa di Design Circolare e durante il suo intervento al nostro evento Hacking the City ci ha parlato del ruolo che il designer ha nella transizione delle imprese verso l’economia circolare. Perché la Ellen MacArthur Foundation (EMF), ha domandato la Prof.ssa, insiste tanto nel dire che i designer sono figure fondamentali ed essenziali per questo processo di transizione? Tra tutte le definizioni esistenti riguardo l’Economia Circolare la Prof.ssa ha scelto quella dell’EMF che dice “L’obiettivo dell’Economia Circolare non è quello di minimizzare il flusso di materiali ed elementi, ma di generare metabolismi ciclici, in analogia con gli ecosistemi naturali, in modo da consentire agli elementi di mantenere il loro status di risorse e di accumulare intelligenza nel tempo”. Questa definizione invita non solo a gestire bene ed ottimizzare il flusso dei materiali, ma anche ad immaginare qualcosa di totalmente nuovo da produrre generando dei metabolismi ciclici (fondamentali per chi si occupa di progettazione e di produzione). Inoltre, questa definizione dice che è possibile garantire agli elementi il loro status di risorse e di accumulare in questi intelligenza nel tempo. Anche il tempo è un elemento imprescindibile nei processi di riflessione sull’Economia Circolare e nella sua progettazione. I tre asset fondamentali dell’Economia Circolare sono: progettare evitando la produzione di rifiuti e di inquinamento; mantenere i materiali il più possibile in uso; creare dei sistemi che siano il più possibile rigenerativi copiando quello che la natura fa da sempre ed avere dei sistemi che abbiano degli scopi utili non solo per il prodotto iniziale. Tutto ciò si collega a quello che diceva già Richard Buckminster Fuller negli anni ‘20-30, quando parlava di efemeralizzazione, cioè di fare sempre più e meglio con sempre meno peso, tempo, energia per ogni livello funzionale. Perché? Perché...
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