Introduzione sulle strategie di sviluppo dei porti in un’ottica circolare
Ilaria Giannoccaro, professoressa associata del Politecnico di Bari, durante la sezione dedicata ai porti circolari alla prima edizione di Re-think Circular Economy Forum di Taranto tenutosi lo scorso settembre, ha esordito sottolineando il ruolo dei porti come acceleratori di un’economia circolare e l’importanza degli stessi nell’ottica di uno sviluppo economico circolare. I porti rappresentano un’opportunità unica per perseguire gli obiettivi non solo di sostenibilità ambientale, ma anche di natura economica e sociale, contribuendo alla crescita della competitività aziendale e alla creazione di posti di lavoro.
Strategie Circolari di tipo “R” per lo Sviluppo di Porti Circolari
L’economia circolare nei porti passa attraverso l’applicazione delle cosiddette strategie di tipo “R”. Trasformare i rifiuti in risorse, sfruttare l’estensione della vita utile del prodotto e dare priorità alle risorse rigenerative. Nel primo caso la Prof.ssa Giannoccaro fa riferimento alla creazione di valore attraverso il recupero energetico, il riciclo e la simbiosi industriale. Nel secondo caso fa riferimento alle strategie di disassemblaggio e rifabbricazione, riparazione e riuso, oltre alle strategie di ripensamento del prodotto in ottica di pay-per-use. Infine, alle strategie di riduzione, da applicare in fase di progettazione e utilizzo di materiali riciclabili.
Navigare nell’Economia Circolare
La centralità dei porti per l’economia circolare è evidente alla luce degli ingenti flussi di materiali (materie prime, componenti e rifiuti) che vi transitano, ma non soltanto. I porti sono infatti sede di attività di trasporto e di logistica, ma anche di attività industriali dall’elevato fabbisogno energetico. Responsabili, insieme alle aree urbane in cui si innestano, della produzione di enormi quantità di rifiuti. A tal riguardo nei porti sono spesso localizzati impianti di trattamento, raccolta e smaltimento dei rifiuti, oltre a numerose altre attività economiche che si inseriscono nella cosiddetta Blue Economy. (Cantieristica navale, attività di produzione di energia eolica offshore, attività di pesca e acquacoltura).
Porti di Sostenibilità: Esplorazione delle Strategie di Economia Circolare EU
Recentemente un progetto di ricerca europeo, denominato LOOP Ports, ha avuto proprio l’obiettivo di identificare le diverse strategie di economia circolare adottate nei porti europei (e non solo). Sono stati mappati oltre 480 porti, compresi quelli italiani, dal punto di vista delle caratteristiche strutturali, ma soprattutto sulla base delle strategie di economia circolare implementate all’interno dei porti stessi. Dai risultati ottenuti emerge che le strategie più diffuse sono attinenti alla prima classe, valorizzazione dei rifiuti come risorsa. Piuttosto frequenti sono anche le strategie di recupero di materia e riciclo. Proseguendo, la professoressa ha riportato alcune best practice riferite alle strategie di simbiosi industriale applicata ai porti.
Lezioni di Innovazione: Porti circolari in Europa e nel Mondo
Un primo esempio di successo riguarda il porto di Aalborg, in Danimarca, dove, dalle attività di dragaggio, si ricava del materiale poi utilizzato nella produzione del cemento. Lo stesso materiale dragato può anche essere utilizzato come materiale da costruzione, ipotesi che ha trovato applicazione nei porti di Gavle, in Svezia, e Marsiglia, in Francia. Altri esempi di simbiosi industriale sono relativi all’attività della pesca e della lavorazione dei pesci: gli scarti delle lavorazioni sono riciclati e usati per produrre alimenti e mangimi animali, mentre conchiglie e molluschi utilizzati nelle attività di acquacoltura sono impiegati per la produzione di cosmetici (porto di Boulogne sur mer, Francia). Nei porti cinesi vi sono poi esempi di parchi eco-industriali dove si realizzano numerose attività simbiotiche. Un altro esempio di simbiosi è rappresentato dall’utilizzo del calore residuo prodotto dalle industrie localizzate nel porto per il riscaldamento di case, serre e per il settore agricolo. Da segnalare anche esempi di cattura della CO2, poi utilizzata nella produzione di microalghe, presso il porto di Marsiglia.
Verso una Prosperità Circolare Europea
I porti, ha continuato la professoressa, sono però anche sede di transizione energetica. Numerosi sono gli esempi innovativi di Waste to energy e Waste to chemicals, cioè di trasformazione dei rifiuti per ottenere materiali reimpiegabili. Eni, ad esempio, ha diversi progetti in campo sia nel porto di Marghera che nei porti di Livorno e Taranto. Altri esempi sono l’utilizzo di rifiuti per la produzione di idrogeno, metanolo e gas di sintesi. A Rotterdam vi sono dei progetti, che dovrebbero diventare operativi a breve, di realizzazione di impianti per la produzione di idrogeno attraverso lo sfruttamento di energia elettrica prodotta offshore, tramite impianti eolici e di impiego dell’idrogeno stesso per alimentare le bioraffinerie. Inoltre, degni di nota sono anche i casi virtuosi di riciclo di metalli e materiali non ferrosi. Importanti in questo periodo di aumento dei prezzi delle materie prime. Nel porto di Frederikshavn, in Danimarca, per esempio è attuata una strategia di resilienza che consiste nel recuperare materie prime seconde dallo smantellamento delle navi e dalle strutture offshore.
Alla Scoperta delle Strategie Portuali Circolari
Un’altra strategia di economia circolare consiste nella riconversione delle strutture offshore. Gli esempi nell’Adriatico sono molteplici. Per esempio a Ravenna si sta pensando di realizzare una struttura offshore multifunzionale con impianti eolici e fotovoltaici per la produzione di idrogeno. I porti sono anche sedi di incubatori di impresa per l’accelerazione dell’innovazione e lo sviluppo di startup circolari e innovative in ambito di economia del mare (Blue Economy). Ci sono diverse esperienze a Rotterdam, in Danimarca e in Spagna.
Porti Circolari del Cambiamento: Esplorazione delle Tattiche di Economia Circolare
Per concludere, la professoressa Giannoccaro ha esplorato i fattori critici di successo per l’implementazione delle best practice circolari. Innanzitutto, è importante coinvolgere tutti gli stakeholder, facendo particolare riferimento al governo e alle municipalità. È anche necessario un tempestivo adeguamento delle normative, per consentire di replicare le best practice europee a livello italiano e regionale. Fondamentale è anche il ruolo che svolge l’università nella formazione e nella ricerca. Infine, è necessario contestualizzare le strategie circolari ai diversi casi, non pensando che esista una one-best way. Rispetto ai principali porti europei, quelli italiani hanno delle importanti differenze che devono essere valorizzate. Occorre creare delle supply chain circolari localizzate nei porti e sfruttare le interdipendenze tra tutti i settori della Blue Economy, affinché il porto sia realmente un acceleratore di un’economia circolare che persegua gli obiettivi di sostenibilità.
Per saperne di più guardate la registrazione dello speech in italiano qui sotto o consultate il report finale dell’evento.