Città Circolari
Perché parlare di città circolari?
Le città sono i principali luoghi in cui avvengono attività sociali, economiche e ambientali. Di conseguenza, il modo in cui sono progettate e gestite influisce sulla qualità della vita dei cittadini, sull’efficienza delle operazioni economiche e sulla salute degli ecosistemi.
Equiparabili a organismi viventi, le città rappresentano sistemi complessi con un metabolismo proprio. Il concetto di “metabolismo urbano” abbraccia infatti la totalità dei materiali e delle materie prime necessarie per sostenere la vita dei suoi abitanti.
Ad oggi, le città consumano circa il 75% delle risorse naturali, sono responsabili del 60-80% delle emissioni di gas serra e producono oltre il 50% dei rifiuti globali. Ciò sottolinea il ruolo chiave della città nella transizione ecologica, affrontando le sfide ambientali come il cambiamento climatico, la dipendenza dalle materie prime, la perdita di biodiversità, la gestione dei rifiuti.
L’adozione di pratiche circolari all’interno della città può avere un impatto significativo sulla sostenibilità ambientale e sul benessere della comunità. Questo crea ambienti urbani sostenibili e resilienti.
Alcune grandi metropoli del mondo, si sono già riunite in un network, C40 Cities, con l’obiettivo di divulgare, collaborare e incoraggiare nell’adozione di azioni volte a contrastare la crisi climatica. Per far parte di questa organizzazione, le città devono aver rispettato un set di standard di requisiti minimi. Così si può accertare l’impegno dei sindaci nella promozione di politiche e azioni concrete contro il cambiamento climatico.
Cos’è una città circolare?
Si definisce “città circolare” una città che promuove attivamente la transizione da un modello lineare a uno circolare, tramite la collaborazione con ricercatori, residenti e attività commerciali. In linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’ONU quindi, le città circolari sono impegnate a ridurre le emissioni, favorire la biodiversità e ridurre le diseguaglianze sociali applicando i principi di economia circolare e di sostenibilità ambientale e sociale. In una città circolare si cerca di ridurre al minimo l’estrazione di risorse, focalizzandosi invece sul recupero di materiali di scarto. Così questi non sono rifiuto, ma diventano risorsa. Al fine di realizzare questo modello, il pensiero sistemico e la collaborazione tra attori devono essere favoriti determinando vantaggi dal punto di vista ambientale, economico e sociale.
Per introdurre le città a tutte le strategie disponibili per una transizione circolare, ICLEI, Circle Economy, Metabolic e la Ellen MacArthur Foundation hanno sviluppato il Framework di azioni per una città circolare (Circular City Actions Framework). Il Framework si basa su azioni concrete in cui le città possono impegnarsi, e possono essere applicate a tutti i processi di produzione, consumo e waste management in cui sono coinvolti città e residenti. Il Circular City Actions Framework fonde i 3 principi dell’economia circolare delineati dalla Ellen MacArthur Foundation, il Modello delle R e i Key Elements sviluppati da Circle Economy. Nello specifico, si basa su 5 strategie complementari:
- Rethink (Ripensa): Una città circolare deve impegnarsi a ri-disegnare e ri-immaginare l’intero sistema, in modo da costituire le basi per attività circolari.
- Regenerate (Rigenera): Incentivare infrastrutture, sistemi di produzione e approvvigionamento che permettono alla natura di prosperare. Questo permetterà di proteggere e ripristinare la biodiversità e avrà anche un impatto positivo sul benessere dei residenti e della città stessa, rendendola meglio attrezzata ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
- Reduce (Riduci): Minimizzare l’utilizzo di materiali, acqua ed energia e la generazione di rifiuti dalla produzione fino alla fine dell’uso. In una frase: “fare meglio, con meno”.
- Reuse (Riusa): Estendere la vita delle risorse, dei prodotti, degli spazi e delle infrastrutture esistenti. Questo permetterà di ridurre i rifiuti totali e di rilocalizzare il valore economico dei materiali, contribuendo all’economia locale.
- Recover (Recupera): Massimizzare il recupero delle risorse alla fine della fase di utilizzo e reintrodurle nei processi di produzione. Questo permetterà di eliminare le emissioni e gli impatti ambientali negativi che derivano dalle discariche e dai processi di incenerimento dei rifiuti.
Pratiche adottabili dalle città circolari
I primi tentativi di includere principi di economia circolare nelle politiche e strategie urbane si sono concentrati su piani di gestione dei rifiuti o delle risorse. Più recentemente la circolarità è stata legata a strategie climatiche. Ad esempio, a Tampere, in Finlandia, è parte del piano di sostenibilità con l’Action Plan per emissioni zero entro il 2030. In varie città in Svezia, la circolarità è uno strumento per raggiungere gli obiettivi di carbon neutrality, favorendo l’innovazione e nuovi modelli di business.
A livello di processo di implementazione, l’iniziativa Circular Cities and Regions (CCRI) dell’Unione Europea ha elaborato una metodologia per attuare soluzioni circolari a livello di città. Il processo proposto si articola in tre fasi: mappare il territorio e comprenderne il metabolismo, definire soluzioni circolari e implementarle.
Nel contesto dell’analisi del metabolismo urbano, per adottare pratiche circolari è essenziale identificare i settori chiave in termini di produzione di rifiuti su cui è strategico intervenire, partendo dalla misurazione della circolarità.
Recenti studi si focalizzano su un’indagine approfondita di tali settori, attraverso l’analisi dei flussi di materiali. Si delineano in seguito strategie per la transizione urbana verso un’economia circolare. Ne è un esempio lo studio “Circular Rotterdam” sviluppato nel 2018 da Metabolic su commissione della municipalità. Questo tipo di approccio è stato attuato anche in “Taranto Circolare”, progetto sviluppato da Tondo nel 2024.
Nel campo di progetti europei invece, l’attenzione si focalizza su singoli settori chiave per una specifica città. Ad esempio, City Loops, finanziato da EU Horizon 2020, mira a rendere circolari i flussi di materia in sette città europee. Il progetto concentra l’attenzione su rifiuti da demolizione e costruzione e scarti di biomassa. Analogamente, il progetto Reflow ha sperimentato approcci alla circolarità urbana in sei città pilota in Europa, ciascuna focalizzandosi su flussi di risorse diversi, come rifiuti urbani, food, tessile, acque reflue.
Per quanto riguarda la definizione di soluzioni circolari, esistono varie pratiche a diversi livelli che una città circolare può adottare per meritare tale denominazione. Di seguito sono riportati alcuni esempi:
- Pianificazione urbana sostenibile: Tutto parte da una progettazione urbana orientata alla circolarità e da un utilizzo efficiente delle risorse. Un esempio concreto è la città di Stoccolma (Svezia), nello specifico il Distretto Hammarby Sjöstad. Quest’ultimo è stato progettato seguendo il concetto di metabolismo “closed-loop”, che incentiva sinergie tra servizi idrici, energetici e di trasporto. Il quartiere è per esempio riscaldato mediante acque reflue purificate, combustione dei rifiuti domestici e biocombustibile. Inoltre il biogas prodotto viene utilizzato per far funzionare i mezzi di trasporto locali.
- Mobilità sostenibile: Una città sostenibile dovrebbe promuovere l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblico a basse emissioni. È inoltre importante fornire adeguate infrastrutture per mobilità elettrica e integrare alla città delle infrastrutture di mobilità dolce come piste ciclabili e aree pedonali. Servizi di sharing e creazione di zone a traffico limitato per favorire la camminabilità possono essere un ottimo incentivo ad abitudini di mobilità più sostenibili.
- Gestione dei rifiuti e riciclo: Implementazione di sistemi di raccolta differenziata e riciclo e di utilizzo di processi innovativi per il trattamento dei rifiuti. Un esempio di Waste Management è quello di Helsinki (Finlandia), nota per disporre di uno dei sistemi di gestione dei rifiuti sotterranei più avanzati e automatizzati al mondo. Utilizza una serie di tubi pneumatici per raccogliere i rifiuti da diverse parti della città e trasportarli in un impianto di elaborazione centrale. Helsinki attualmente ha più di 800 punti di raccolta che trasportano più di 20 tonnellate di rifiuti al giorno.
- Energia rinnovabile e efficienza energetica: è compito di una città circolare adottare e supportare l’implementazione di fonti energetiche rinnovabili per la fornitura di energia. Questo è fondamentale nell’ottica di un miglioramento dell’efficienza energetica di edifici ed infrastrutture e a lungo termine può portare ad avere edifici ad impatto zero o addirittura ad impatto positivo. Le istituzioni locali possono anche supportare gli esercizi cittadini e i residenti attraverso incentivi e finanziamenti ad adottare soluzioni più efficienti.
- Agricoltura urbana e sicurezza alimentare: Una città circolare dovrebbe attivamente promuovere pratiche agricole sostenibili all’interno della città. Per ridurre le emissioni di carbonio legate al trasporto e sostenere gli agricoltori locali, una città circolare può impegnarsi a comunicare ai propri cittadini l’importanza di consumare cibo prodotto localmente. Inoltre, per il benessere a lungo termine dei residenti, le città circolari possono incentivare la creazione di spazi verdi, orti urbani e coltivazioni verticali. Questo migliora la qualità dell’aria e favorisce la biodiversità. Infine, il progetto pilota Reflow avviato a Milano nel 2019 dimostra come sia essenziale adattare il sistema di consumo allo stile di vita attuale per ottenere un sistema agroalimentare circolare.
Città circolari
Città leader come Amsterdam, Parigi, Copenaghen e Barcellona stanno sviluppando strategie per l’economia circolare a livello urbano. Alcune, come Amsterdam e Londra, hanno definito veri e propri piani d’azione per la transizione verso la circolarità. In particolare, Amsterdam mira a dimezzare l’uso di materie prime entro il 2030, conseguendo nel 2050 la visione di diventare completamente circolare.
Amsterdam circolare
Nel 2020 Amsterdam ha lanciato il piano “Circular Amsterdam. A vision and action agenda for the city and metropolitan area” abbracciando l’economia circolare, e ponendosi obiettivi ambiziosi per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la vivibilità.
Il piano prevede oltre 70 azioni da realizzare in collaborazione con imprenditori, iniziative sociali e residenti. La municipalità lavorerà con le imprese e le organizzazioni per facilitare l’adozione di principi circolari, fornendo supporto individuale e creando reti di connessione.
In particolare, la strategia si focalizza su due settori chiave a livello urbano nella produzione di rifiuti:
- Settore delle costruzioni: il Municipio di Amsterdam mira a realizzare 70.000 nuove case entro il 2040 con un approccio edilizio circolare. Questo può portare a un aumento del 3% della produttività (85 milioni di euro/anno) grazie al riutilizzo dei materiali. Ciò potrebbe generare 700 nuovi posti di lavoro nel prossimo futuro. La strategia prevede un risparmio di 500.000 tonnellate di materiali, riducendo le emissioni di CO2 di 0,5 milioni di tonnellate/anno. Le quattro strategie principali includono smart design, disassemblaggio efficiente, riciclaggio ad alto valore e creazione di un mercato e banca delle risorse e dei materiali.
- Scarti di rifiuti organici: ad Amsterdam, il trattamento ad alto valore delle frazioni organiche residue potrebbe generare un valore aggiunto di 150 milioni di euro/anno in 5-7 anni. Raccogliendo solo i rifiuti organici domestici, si potrebbero produrre proteine per mangimi, biogas e materiali per il settore chimico, riducendo le emissioni di CO2 di 600 mila tonnellate/anno. Questo scenario potrebbe creare 1200 nuovi posti di lavoro a lungo termine. Le quattro strategie principali includono un hub centrale per la bioraffineria, la separazione e la logistica di ritorno dei rifiuti, l’ottimizzazione del flusso di scarti organici e il recupero dei nutrienti.
City Circular Hubs
Al fine di attuare strategie di economia circolare a livello urbano, non solo da una prospettiva di pianificazione e politiche, lo sviluppo di Circular Hubs, intesi come spazi fisici che fungono da incubatori per buone pratiche circolari all’interno dei tessuti urbani, rappresenta un approccio per adottare pratiche circolari da una prospettiva bottom-up, promuovendo innovazione e coinvolgimento della comunità.
Esempi significativi in questo contesto si trovano nei Paesi Bassi. Blue City, ad esempio, ha trasformato nel 2015 una piscina in disuso in un centro di economia circolare per la città e la regione. Inoltre, De Ceuvel, un parco uffici costruito sul sito di un ex cantiere navale nel nord di Amsterdam, è diventato un caso di studio internazionalmente riconosciuto nell’ambito dell’economia circolare. Con 17 spazi di lavoro, il sito è stato concepito come un “parco giochi per tecnologie pulite” con numerosi esempi pratici di tecnologie decentralizzate e riciclo delle risorse locali.
Un esempio rilevante in questa prospettiva è il distretto 22@ a Barcellona. Lì la trasformazione dell’ex quartiere industriale di Poblenou in un distretto tecnologico, sede di imprese e start-up innovative, si configura come terreno ideale per sperimentare l’implementazione di strategie di economia circolare rigenerativa coinvolgendo centri di produzione e makers locali.
Misurare la città circolare
Al giorno d’oggi, grazie alle tecnologie digitali è possibile monitorare dettagliatamente le risorse. Tenere sotto controllo la situazione e i progressi fatti è di fondamentale importanza per ottimizzarne l’utilizzo e accertarsi dello stato di raggiungimento dei propri obiettivi, per porsi poi dei traguardi di sostenibilità sempre più sfidanti.
Per valutare il livello di circolarità delle città, l’analisi si svolge a livello macro e i dati richiesti sono significativamente maggiori rispetto a quelli richiesti per una singola organizzazione. Si rende infatti necessario ricorrere a database, per poter svolgere analisi più complesse, sia per la mole dei dati che per la molteplicità dei sistemi considerati.
Il concetto da prendere in considerazione è quello di “metabolismo urbano”, e attualmente esistono diversi metodi per determinarlo.
A livello europeo, la misura della circolarità urbana è supportata da iniziative come la CCRI Methodology, o all’interno del progetto City Loops che ha delineato 29 quadri di analisi per studiare il metabolismo urbano.
La maggior parte delle metodologie ad oggi usate si basa sull’analisi dei flussi di materia (MFA). Si tratta di uno strumento in grado di identificare flussi e scorte all’interno di un determinato sistema, adottando un approccio lineare.
Questa metodologia consente di determinare all’interno di un sistema le attività economiche con maggiore impatto a livello di consumo di risorse. Queste indicazioni unitamente ad un’analisi delle quantità di CO₂ equivalenti legate alle attività di estrazione e produzione permettono di definire il quadro completo di consumo di materiali ed emissioni atmosferiche.
Esistono diverse tipologie di MFA, tra queste l’EW-MFA (Economy-wide material flow accounts) è la metodologia implementata da EUROSTAT.
In linea con questo approccio, altri metodi meno diffusi ma importanti storicamente analizzano l’interdipendenza tra settori e attività economiche, come ad esempio avviene nell’Input-Output Analysis (IOA).
Oltre a modelli lineari, esistono approcci dinamici, ideali per interpretare sistemi complessi come le città. Tra questi, il metodo MuSiasem (Multi-scale integrated analysis of societal and ecosystem metabolism) si focalizza sulle connessioni tra vari aspetti socio-ecologici dei sistemi considerati, rappresentando uno degli strumenti-quadro più interessanti tra quelli attualmente disponibili.
Come si evince, le metodologie a disposizione per esaminare i flussi di materia, energia ed emissioni a livello urbano e territoriale sono diverse, con approcci generali o specifici, lineari o dinamici.
Questo tipo di analisi spesso include anche indicatori urbani relativi a settori chiave, consentendo di valutare il grado di circolarità di una città. Ciò facilita la valutazione dell’impatto di proposte e iniziative specifiche in determinati settori di intervento.
Un esempio significativo è la seconda edizione del Circular Cities Barometer, lanciato nel 2023 da Holcim e Bloomberg Media. Questo evidenzia le principali città globali che guidano la transizione verso un’economia circolare. La metodologia del Circular Cities Barometer valuta le città in base alla circolarità di edifici, sistemi, stili di vita e leadership.
In generale, è cruciale sviluppare indicatori condivisi per ottenere dati comparabili e confrontare diverse città sullo stesso piano.
Vuoi saperne di più sulle città circolari?
Scopri il progetto Taranto Circolare!