Economia Circolare: quadro
normativo europeo e italiano
Il quadro normativo europeo
L’Economia Circolare rappresenta una soluzione proattiva alla crisi del sistema economico lineare, che risulta inefficiente e altamente impattante da un punto di vista ambientale. Per favorire la transizione da un modello lineare a uno circolare, sono necessarie politiche ambiziose, sostenute da un quadro normativo chiaro in grado di fornire segnali adeguati ad ogni attore economico.
L’Economia Circolare è una delle priorità dell’Agenda Europea. L’impegno verso questo tema si concretizza nel 2015 con il Piano d’Azione per l’Economia Circolare, e si rinnova a marzo 2020, quando la Commissione Europea ha presentato il Piano d’Azione per una Nuova Economia Circolare. Se nel 2015 la Commissione aveva dato maggiore attenzione al settore della plastica, al tema dei rifiuti e del riciclaggio, adesso l’approccio alla circolarità si estende alla progettazione sostenibile dei prodotti, dove tutti gli attori della società, imprese e cittadini, sono coinvolti al raggiungimento della neutralità climatica. I settori ad alta intensità di risorse, come elettronica e tecnologie dell’informazione e della comunicazione, plastiche, tessile e costruzioni, godono di specifica attenzione.
Le nuove proposte UE hanno alcuni elementi chiave e obiettivi comuni da raggiungere entro il 2030. Questi includono:
- Arrivare al 65% di riciclaggio dei rifiuti urbani, al 75% per quelli di imballaggio entro il 2030, ridurre al massimo al 10% il collocamento in discarica per tutti i rifiuti;
- Vietare il collocamento in discarica dei rifiuti della raccolta differenziata e promuovere strumenti economici per scoraggiarlo;
- Adottare misure concrete per promuovere il riutilizzo, trasformando i prodotti di scarto di un’industria in materie prime destinate ad un’altra e favorendo incentivi economici a sostegno dei sistemi di recupero e riciclaggio.
Quali sono le novità?
Come abbiamo detto, nella strategia europea non c’è spazio solo per il recupero dei rifiuti ed il riciclaggio, l’Economia Circolare deve infatti essere un valore aggiunto per tutti. Ciò sta impegnando la Commissione Europea a rendere i cittadini europei e le aziende europee più sensibili ai temi ambientali attraverso direttive che incoraggiano la sostenibilità e la circolarità, garantendo la progettazione di prodotti pensati per durare più a lungo ed essere utilizzati più volte fino al suo riciclo, responsabilizzando i consumatori su ciò che stanno acquistando e le aziende sull’ammontare di rifiuti creati dalla loro produzione.
Alcune delle proposte di direttive:
- Nuove norme di ecodesign per garantire prodotti sostenibili, sicuri e riciclabili attraverso l’integrazione di valutazioni ambientali nella fase di progettazione dei prodotti.
- Obbliga il produttore alla trasparenza della quantità di prodotti invenduti distrutti, nello specifico, vietando la distruzione di prodotti tessili e di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
- Introduzione di un passaporto digitale per rendere i consumatori più informati sul prodotto e offre l’opportunità di rendere la filiera più tracciabile
- Propone di revisionare il regolamento sui prodotti da costruzione
- Propone di revisionare il regolamento per l’etichettatura
- Direttiva Empowering Consumers COM (2022) 143 final
- I consumatori sono consapevoli sul prodotto che acquistano attraverso informazioni su garanzia, durata di vita, possibilità di riparazione.
- Le dichiarazioni ambientali generali (green, eco-friendly, positivo per l’ambiente…) sono vietate quando non sono accompagnate da dati o non sono certificate da una etichetta verificata da terze parti.
- Sono vietate le pratiche commerciali sleali, che saranno inserite in una “lista nera”, richieste dal Regolamento sull’ecodesign.
- Proposta di Direttiva Green Claims COM (2023) 166 final
- Affronta il problema del greenwashing proponendo dichiarazioni ambientali verificabili e comparabili, proteggendo quindi anche i consumatori
- Indica i criteri necessari al label per poter certificare le dichiarazioni ambientali generali vietate dalla Direttiva Empowering Consumers.
- Propone la metodologia del ciclo di vita di tipo PEF (Product Environmental Footprint, ovvero l’impronta ambientale di un prodotto).
Quali sono i settori principali?
La strategia europea per l’Economia Circolare suddivide le sue iniziative in diversi settori economici, ognuno trattato secondo un approccio specifico che tiene conto delle caratteristiche peculiari e allo stesso tempo consente la promozione di azioni più mirate. La scelta dei settori è stata basata su una valutazione completa di quelle che potevano essere le sfide ambientali ed economiche e, allo stesso tempo, le potenzialità del modello circolare applicate alla realtà specifica. In generale, è stata data priorità a quei settori con un impatto ambientale significativo, come l’industria manifatturiera, l’edilizia, l’agricoltura, i rifiuti, l’energia.
Alcune delle proposte di direttive per settore:
Plastica
Ogni anno in Europa sono generati quasi 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, e circa l’80% dei rifiuti marini sono di plastica.
Per affrontare gli effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana dovuti alla plastica, nel gennaio 2018 la Commissione Europea ha adottato la Strategia europea sulla plastica promuovendo la raccolta differenziata, il recupero e il riciclo di plastica, inoltre, incoraggiando a modificare la progettazione, produzione e l’uso della plastica in Europa.
- Direttiva sulla plastica monouso (Direttiva (UE) 2019/904)
- Vieta la commercializzazione di determinati prodotti in plastica monouso particolarmente dannosi per l’ambiente (cannucce, posate, piatti, palloncini in plastica, cotton fioc, bastoncini per le orecchie…).
- Entro il 2025 gli Stati membri devono aver raggiunto l’obiettivo di raccolta pari al 77% per il riciclaggio di bottiglie di plastica monouso, e del 90% al 2029. Inoltre, dal 2025 la produzione di bottiglie deve essere di almeno il 25% di plastica riciclata, e a partire dal 2030 del 30%, inoltre, se i tappi sono di plastica, possono essere immessi nel mercato solo se restano attaccati al prodotto per la durata dell’uso previsto.
- Sulla base del principio chi inquina paga, è stata applicata la responsabilità estesa del produttore (EPR) che rende il produttore responsabile dei costi sulla raccolta e rimozione dei rifiuti.
- Direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (Direttiva 94/62/CE e (UE)2018/852)
- Gli Stati membri sono tenuti a prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio e a promuovere il loro riutilizzo e riciclo. Entro il 2025 almeno il 65% del peso di tutti i rifiuti di imballaggio dovranno essere riciclati, per la plastica il 50%. Nel 2030 il 70% e per la plastica del 55%.
- Entro la fine del 2024 i regimi EPR per tutti gli imballaggi dovranno essere adottati nei Paesi dell’UE.
- A novembre 2022 la Commissione Europea ha proposto una revisione della legislazione con l’obiettivo di ridurre i rifiuti di imballaggio del 15% entro il 2040 per ogni Stato membro a livello pro capite, consentendo di raggiungere una riduzione complessiva di +37%. Inoltre, la Commissione propone un aumento del 19% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030, e per quelli in plastica un aumento del 46%.
Rifiuti
Ogni anno in Europa sono prodotte mediamente 5 tonnellate di rifiuti, di cui solo il 38% è riciclato, mentre, in alcuni paesi dell’UE, più del 60% dei rifiuti domestici va in discarica .
La politica dell’UE in materia di rifiuti, Direttiva Quadro sui rifiuti, mira a migliorare la gestione dei rifiuti e a limitare il collocamento in discarica attraverso l’innovazione nelle tecniche di riciclaggio.
Nello specifico:
- Introduce una gerarchia dei rifiuti divisa in cinque fasi: per prima cosa occorre prevenire la produzione dei rifiuti, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, altro recupero (per esempio il recupero di energia), per ultimo, e solo se necessario lo smaltimento in discarica.
- Definisce un sottoprodotto: una sostanza o un oggetto che risulta da un processo di produzione il cui scopo primario non era la produzione di tale sostanza o oggetto.
- Introduce obiettivi di riciclaggio: entro il 2025 dovrà essere riciclato almeno il 55% dei rifiuti urbani,in peso. Al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035.
In materia di recupero, gli Stati membri dovranno istituire entro il 1° gennaio 2025 la raccolta differenziata dei materiali tessili e dei rifiuti pericolosi, prodotti dalle famiglie, ed entro il 31 dicembre 2023 i rifiuti organici la raccolta separata o il riciclo alla fonte (per esempio con la tecnica del compostaggio).
Tessile
Ogni anno nell’UE sono scartati 5 milioni di tonnellate di indumenti, si tratta di circa 12 kg a persona. Per ogni 1000 tonnellate di tessuti raccolti per il riutilizzo, si creano tra i 20-35 posti di lavoro. Tuttavia, solo l’1% di materiale di abbigliamento è riciclato in nuovo capo.
L’impatto ambientale del settore tessile nell’UE non è da sottovalutare:
è il quarto per maggiore impatto negativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici
è il terzo per maggiore impatto negativo per consumo d’acqua e del suolo
è il quinto per maggior uso di materie prime primarie e le emissioni di gas serra
“Fast Fashion is out of fashion” con questo slogan la Commissione Europea introduce a marzo 2022 la Strategia europea per il tessile sostenibile e circolare per cambiare il modo in cui i prodotti tessili sono prodotti, consumati e gettati ed orientare il settore verso un modello sostenibile e circolare entro il 2030.
Nello specifico:
- Prevede il miglioramento della progettazione dei prodotti tessili attraverso l’applicazione dei principi di ecodesign, promuovendo il commercio di prodotti realizzati per garantire durabilità e facilitare la riparazione, il riutilizzo e il riciclaggio.
- Incoraggia i consumatori ad essere più consapevoli e responsabili fornendo loro informazioni chiave con il passaporto digitale, riguardo: garanzia, durata di vita, possibilità di riparazione.
- Introduce l’obbligo di trasparenza per le grandi imprese nel comunicare la quantità di prodotti buttati e distrutti, inoltre, propone di vietare la distruzione della merce invenduta.
- Revisiona il regolamento di etichettatura del tessile per garantire la corretta e affidabile diffusione delle informazioni da parte dei produttori verso i consumatori.
- Sottolinea la necessità del regime EPR per i prodotti tessili, mediante una responsabilità finanziaria basata sui criteri di circolarità e sulle prestazioni ambientali (ecomodulazioni). Nel 2023 La Commissione Europea ha rimarcato questa proposta anche all’interno della revisione della Direttiva Quadro sui rifiuti.
Il quadro normativo italiano
A livello nazionale invece, particolare attenzione all’Economia Circolare e alla Transizione verde si è data nel periodo post-pandemico di ripresa generale. In particolare, l’approccio italiano a questo modello economico è sempre stato mirato alla gestione dei rifiuti. Un esempio tangibile di questa attenzione è emerso nel 2020, quando l’Italia ha anticipato l’introduzione dell’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili al 1° gennaio 2022, una misura prevista dall’UE da attuare entro il 2025. Ciò è avvenuto con l’entrata in vigore del D.Lgs. 116/2020. Con questo decreto si mira a promuovere una gestione dei rifiuti tessili destinata al riciclo e riutilizzo di questo materiale, incoraggiando anche la creazione di impianti e infrastrutture per il trattamento di questi rifiuti e riducendo il loro accumulo in discarica. In attesa del decreto ministeriale per l’attuazione della responsabilità estesa del produttore, il cui schema è in consultazione dal 2023, alcuni Consorzi tessili hanno già iniziato a implementare modelli di EPR. Alcuni esempi sono Retex.Green, Cobat Tessile e Ecotessili.
Nel 2021 è stato approvato il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa (PNRR) al fine di permettere e incrementare lo sviluppo verde e digitale del Paese. Il PNRR fa parte del più ampio programma dell’UE noto come Next Generation EU che ha stanziato un fondo di 750 miliardi di euro per la ripresa europea, dei quali più di 191 miliardi assegnati all’Italia.
In particolare, è nella Missione M2C1 del PNRR, dedicata all’economia circolare, che si sono pubblicate due principali riforme: la Strategia Nazionale per l’economia circolare ed il Piano Nazionale per la Gestione dei Rifiuti. La prima riforma individua le azioni, gli obiettivi e le misure che si vogliono perseguire nella definizione delle politiche istituzionali per assicurare un’effettiva ed efficace transizione circolare; la seconda fornisce uno strumento di indirizzo per Regioni e Province autonome nella pianificazione e gestione dei rifiuti con il fine di orientare ed incentivare le politiche ed iniziative in direzione della circolarità.
Infine, per garantire una corretta implementazione della circolarità è necessario che questa venga misurata. In ambito internazionale, ci sono numerosi studi che propongono metodologie ed indicatori validi per farlo e nel novembre 2022, anche in Italia è stata pubblicata la specifica tecnica UNI/TS 11820. Nella specifica sono stati definiti metodi ed indicatori consultabili ed utilizzabili per la misurazione dei processi circolari nelle imprese ed organizzazioni, con l’obiettivo di creare maggiore uniformità di analisi.
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