Fashion sostenibile: Yamamay


L’industria del fashion sostenibile

Un’industria della moda sostenibile è possibile? Nell’intervento tenuto da Barbara Cimmino durante l’evento Re-think Napoli che ha avuto luogo lo scorso giugno, abbiamo potuto constatare come un’impresa attraverso un impegno costante e collaborazioni con partners esterni possa modificare il proprio modello economico da lineare a circolare.


Barbara Cimmino, CSR Director di Yamamay, ha iniziato il suo intervento partendo proprio dalla città di Napoli. Ha affermato che è un luogo che ha dimostrato più volte su diversi fronti e per tutte le industrie di essere stato in grado di generare cultura nel corso dei secoli e, afferma, è proprio dalla cultura che dobbiamo ripartire. Il cambiamento verso una realtà più sostenibile dev’essere portato avanti unitamente, dalle Istituzioni e dall’industria.


Il progetto Yamamay

Nel 2021 è partito il progetto Yamamay, ed un tema fondamentale per l’azienda: la protezione della biodiversità. Lo studio iniziato lo scorso anno sulla biodiversità aveva anticipato, a suo tempo, l’attenzione sempre più forte sulla problematica. Non abbiamo un altro Pianeta, con questo ritmo di crescita non è possibile conservare e proteggere l’equilibrio della biodiversità. Cimmino ha proseguito sottolineando quanto sia necessario per le aziende cambiare il proprio approccio e passare dal sistema dell’economia lineare all’economia circolare. La transizione è possibile grazie alla misurazione e misurare significa conoscere lo stato del problema. L’obiettivo che si è posto Yamamay è di unire la transizione ambientale e quella digitale, e ciò è possibile grazie alla conoscenza.


L’azienda ha iniziato la sua transizione partendo da una particolare attenzione per il mare, elemento naturale che ricopre il 70% della superficie terrestre. Questo è inoltre fondamentale per il ciclo di respirazione della terra, è in grado di produrre il 50% dell’ossigeno del globo e di assorbire il 30% dell’anidride carbonica prodotta. L’intervento è proseguito introducendo l’azienda con qualche dato: Yamamay ha chiuso l’anno 2021 con 117 milioni di fatturato, è presente in 44 paesi del mondo, opera attraverso oltre 600 punti vendita in questi 44 paesi e oggi ha più di 800 dipendenti. Nonostante Yamamay sia un’azienda relativamente giovane ha adottato da sempre la sostenibilità come principio fondamentale. Per esempio, è stata la prima azienda italiana a compensare completamente una campagna pubblicitaria nel 2010 e nel 2019 ha formalizzato questo suo impegno di sostenibilità con un bilancio volontario pubblico.


Come può il fashion essere sostenibile?

I focus a cui la compagnia fa riferimento sono gli obiettivi 12 e 14 degli SDGs, cioè consumo e produzione responsabile e vita sott’acqua. Si è scelto di seguire questi indicatori per contribuire su una tematica per cui l’industria del Fashion ha un forte impatto: l’acqua. Basti pensare che il 20% dell’inquinamento globale delle acque è generato dall’industria del Fashion, oppure che l’industria del Fashion è la quarta al mondo per quanto riguarda i consumi di acqua tra tutte quante le industrie. Questa ancora sfrutta oltre 1000 sostanze chimiche e sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente, che finiscono nei fiumi e nei mari.


Cimmino ha continuato spiegando che Yamamay ha anticipato non solo il tema dell’economia circolare, ma anche dell’Eco-design, in modo da riuscire con più facilità ad accompagnare il prodotto verso il “fine-vita”. L’obiettivo è di chiudere il cerchio, ritirando i prodotti a fine vita l’azienda si occupa della gestione sia per l’upcycling che il downcycling.


Ha quindi rimarcato l’importanza della digitalizzazione, che permette la tracciabilità di ogni prodotto. L’obiettivo di Yamamay è di avere, entro il 2024, il 60% di prodotti realizzati con fibre e tessuti riciclati e prodotti innovativi. Solitamente, per dimostrare questi “progressi sostenibili” vengono usate costose certificazioni di terze parti. In futuro invece verrà sviluppato un progetto di blockchain che renderà queste certificazioni molto più accessibili ed economiche.


Durante l’intervento viene toccato un altro problema importante, che è il tema della riduzione dell’invenduto. L’obiettivo, ovviamente, non è ridurre la produzione, ma ottimizzarla in base alle capacità di vendita. Per fare ciò, Yamamay utilizza dei sistemi di ottimizzazione basati su algoritmi genetici; sta cercando di allargare la copertura delle taglie dei propri prodotti e, in altre parole, con meno taglie vendere a una platea maggiore di acquirenti.


Altro argomento sul quale Yamamay è impegnata, è la misurazione degli impatti. Ha fatto passi avanti soprattutto sulla misurazione della Carbon Footprint. Ma per risolvere più efficacemente i problemi e raggiungere i propri obiettivi, bisogna necessariamente svolgere delle attività collaborative con tutta la filiera affinché queste misurazioni siano più utili e dettagliate.


Una nuova linea Eco Design

Cimmino in conclusione, ha portato come esempio uno degli ultimi prodotti di Yamamay: una linea di costumi da bagno innovativa progettata per essere circolare e per cui sono state applicate al 100% le regole dell’ECO-design. Si tratta, dunque, di un prodotto monomateriale, senza additivi tossici e interamente riciclabile. Per arrivare a questo prodotto, si sono strette collaborazioni con tutti gli stakeholders della filiera, andando ben oltre la sola fase retail di cui l’azienda si occupa.


Un’altra caratteristica notabile di questa nuova linea è la trasparenza, senza fornire informazioni dettagliate e veritiere ai consumatori non è possibile portare avanti progetti sostenibili. Per assicurare ciò, l’azienda ha collaborato con uno spin-off dell’università di Pisa, ed ha realizzato ed sta utilizzando Ergo, un tool per la misurazione della circolarità che permette di capire in quali fasi del processo si può e si deve ancora migliorare. Un ultimo progetto che sarà attivato nel 2023 riguarda, un’altra fase fondamentale quale è la fine del ciclo, che terminerà con il take-back. Barbara Cimmino ha concluso affermando che per avere la transizione definitiva è necessario che si collabori con tutta la comunità, e per fare ciò bisogna comunicare le esigenze del nostro pianeta Terra senza creare confusione ed in trasparenza.   


Qui il link per scaricare l’intero report.


Francesco Castellano

Francesco Castellano ha conseguito un Master in Business Administration, e ha maturato un'esperienza quasi ventennale nel campo della ricerca, della finanza, della consulenza e del business management. In questo periodo è stato impegnato in diversi tipi di progetti come consulente presso Bain & Company, ha lanciato le attività di Uber a Torino e ha lavorato nel dipartimento FP&A di General E... Continua a leggere

Francesco Castellano ha conseguito un Master in Business Administration, e ha maturato un'esperienza quasi ventennale nel campo della ricerca, della finanza, della consulenza e del business management. In questo periodo è stato impegnato in diversi tipi di progetti come consulente presso Bain & Company, ha lanciato le attività di Uber a Torino e ha lavorato nel dipartimento FP&A di General Electric.

Recentemente ha fondato Tondo, un gruppo di organizzazioni che si occupa di diffondere approcci e concetti di Economia Circolare, e di supportare le aziende nella transizione verso un futuro sostenibile e circolare. Francesco è anche l'ideatore e il coordinatore del Re-think Circular Economy Forum, un format di eventi organizzati in diverse città italiane per presentare le più importanti soluzioni di Economia Circolare.

Francesco è stato ospite di diverse università ed eventi, come l'Università Federico II, l'Università Bocconi, la LIUC - Università Cattaneo, l'Università di Pavia, l'Università di Padova, l'Università Cattolica, la IPE Business School, la 24ORE Business School, Campus Party, Torino Stratosferica, Visionary Days.

Francesco è appassionato di Economia Circolare, Innovazioni Cleantech, Venture Building e Imprenditorialità.