Le capacità trasformative delle Supply Chain per una transizione circolare

Introduzione

La rapida evoluzione dei mercati globali, alimentata dal cambiamento climatico, dai progressi tecnologici e dalle trasformazioni socio-economiche, rende indispensabile per le aziende ripensare la configurazione delle proprie supply chain. I modelli tradizionali di supply chain si stanno rivelando inadeguati nel rispondere alla crescente necessità di sostenibilità, spingendo le aziende verso nuovi paradigmi trasformativi, come l’economia circolare. Questo articolo, scritto da Raffaele Nacchiero, Giovanni Francesco Massari e Ilaria Giannoccaro, introduce ed esplora le capacità trasformative delle supply chain che facilitano questa transizione, concentrandosi sulle microfondazioni strategiche e operative che guidano il cambiamento sostenibile e circolare.

La necessità di trasformare le supply chain

Per avere successo nell’attuale contesto di profonda incertezza e crescente instabilità, le moderne supply chain devono avviare e governare efficacemente trasformazioni radicali che portino a nuove configurazioni, come quelle circolari. Questa transizione da supply chain lineari a circolari richiede un cambiamento fondamentale nella gestione delle risorse, nella progettazione dei prodotti e nella riduzione degli sprechi. Le supply chain tradizionali operano secondo un modello “prendi-produci-smaltisci”, che porta a degrado ambientale e inefficienze. Al contrario, le supply chain circolari enfatizzano la rigenerazione delle risorse, la riduzione degli sprechi e il prolungamento del ciclo di vita dei prodotti. Le aziende che non si adattano rischiano di rimanere indietro in un mondo sempre più influenzato da normative sulla sostenibilità e aspettative dei consumatori.


Quadro teorico: supply chain socio-ecologiche

Le supply chain possono essere considerate sistemi socio-ecologici (SES), che integrano priorità economiche, ambientali e sociali. Le supply chain viste come SES sono sistemi aperti, interconnessi e dinamici, composti da sottosistemi sociali ed ecologici completamente integrati tra loro e con l’ambiente esterno. Le capacità trasformative all’interno di questi sistemi consentono alle aziende di affrontare le interruzioni, implementare pratiche sostenibili e trasformare sistematicamente le proprie supply chain per garantire una sostenibilità a lungo termine. Questo nuovo quadro evidenzia la natura trasformativa delle supply chain e la necessità per le aziende di abbracciare cambiamenti radicali verso nuove configurazioni resilienti.


Capacità trasformative chiave per l’economia circolare

Per trasformarsi con successo verso nuove configurazioni, come quelle dell’economia circolare, le supply chain devono sviluppare quattro capacità trasformative fondamentali:


1. Capacità di attivazione

Questa capacità implica il riconoscimento della necessità di trasformazione e l’avvio del processo. Le aziende devono analizzare le proprie configurazioni di supply chain esistenti, individuare inefficienze e monitorare i fattori esterni, come cambiamenti normativi, innovazioni tecnologiche e nuove preferenze dei consumatori.

La capacità di attivazione è particolarmente cruciale nei settori ad alto impatto ambientale, come il tessile e il manifatturiero. Le aziende devono valutare i flussi di materiali, il consumo energetico e la generazione di rifiuti per identificare le aree in cui è possibile introdurre pratiche circolari. Grazie all’uso di analisi avanzate e monitoraggio in tempo reale, le imprese possono rilevare inefficienze e prepararsi al cambiamento sostenibile.


2. Capacità di visione

Una volta identificata la necessità di trasformazione, le aziende devono immaginare modelli alternativi di supply chain che si allineino ai principi dell’economia circolare. Questo include l’esplorazione di tecniche produttive innovative, strategie di approvvigionamento sostenibile e metodologie per la riduzione degli sprechi.


Molte aziende iniziano con progetti pilota che utilizzano materiali riciclati o fonti di energia alternative. Questi esperimenti forniscono indicazioni utili sulla fattibilità e scalabilità delle soluzioni. La collaborazione con istituzioni di ricerca e enti regolatori può rafforzare ulteriormente il processo di visione, garantendo che le soluzioni proposte rispettino gli standard di settore e gli obiettivi di sostenibilità.


3. Capacità di navigazione

La capacità di navigazione si riferisce alla capacità di implementare e scalare configurazioni circolari nelle supply chain. Le aziende devono passare da progetti sperimentali a cambiamenti operativi su larga scala, integrando la sostenibilità nelle loro strategie di business.


Questa fase richiede spesso investimenti significativi in nuove tecnologie, infrastrutture e coinvolgimento degli stakeholder. Le aziende potrebbero dover ristrutturare le proprie reti di fornitori, investire in sistemi di tracciabilità digitale e adottare modelli di business circolari, come il “prodotto come servizio” o la remanufacturing. Un forte leadership e una collaborazione trasversale sono essenziali per superare la resistenza al cambiamento e garantire una transizione efficace.


4. Capacità di stabilizzazione

L’ultima fase della trasformazione prevede l’incorporazione delle pratiche circolari nella strategia aziendale a lungo termine. La capacità di stabilizzazione garantisce che la nuova configurazione della supply chain rimanga resiliente e continui a generare benefici economici e ambientali nel tempo.

Ciò richiede la standardizzazione dei nuovi processi, la creazione di partnership a lungo termine con fornitori sostenibili e il monitoraggio costante delle metriche di performance. È inoltre essenziale coinvolgere i consumatori, educandoli sui benefici dei prodotti circolari e promuovendo una cultura della sostenibilità.


Microfondazioni delle capacità trasformative per l’economia circolare

Le capacità trasformative si basano su diverse microfondazioni a livello individuale, di processo e strutturale.


Microfondazioni a livello individuale

A livello individuale, la trasformazione dipende dalle capacità di problem-solving dei manager e dei dipendenti, dalla loro competenza tecnica, dalle soft skills (come altruismo, intelligenza emotiva e mentalità aperta) e da una forte cultura della sostenibilità. Le aziende devono investire nella formazione per fornire conoscenze sulle pratiche sostenibili, la scienza dei materiali e i modelli di business circolari.


Microfondazioni a livello di processo

Le microfondazioni di processo comprendono la co-creazione, il miglioramento continuo, la tracciabilità e visibilità, la flessibilità e la sperimentazione nell’economia circolare.


  • Co-creazione: collaborazione con fornitori, clienti e istituzioni di ricerca per sviluppare soluzioni innovative.
  • Miglioramento continuo: ottimizzazione costante delle pratiche sostenibili.
  • Tracciabilità e visibilità: monitoraggio dei flussi di risorse per garantire il rispetto degli standard di sostenibilità.
  • Flessibilità: adattamento a nuove tendenze e normative.
  • Sperimentazione circolare: attività di ricerca e sviluppo per creare innovazioni circolari.


Microfondazioni a livello strutturale

Le microfondazioni strutturali includono innovazione nel modello di business, integrazione e collaborazione, gestione del rischio, trasparenza e leadership.


  • Innovazione nel modello di business: passaggio da modelli tradizionali a quelli circolari (leasing, ricondizionamento, riciclo).
  • Integrazione e collaborazione: rafforzamento delle relazioni nella supply chain.
  • Gestione del rischio: mitigazione delle interruzioni nella trasformazione.
  • Trasparenza: fiducia con consumatori e regolatori.
  • Leadership: promozione di una cultura dell’innovazione e della sostenibilità.


Conclusione

La transizione verso supply chain circolari non è più un’opzione, ma una necessità per le aziende che cercano resilienza e competitività a lungo termine. Sviluppando e rafforzando le capacità trasformative – ovvero attivazione, visione, navigazione e stabilizzazione – le imprese possono affrontare con successo il passaggio alla circolarità.


Le microfondazioni a livello individuale, di processo e strutturale forniscono la base per queste capacità, garantendo che le aziende siano pronte a gestire le complessità della trasformazione circolare. Con l’evoluzione delle pressioni normative e delle aspettative dei consumatori, le aziende che adottano in modo proattivo i principi dell’economia circolare saranno meglio posizionate per prosperare nel mercato futuro.


Questo testo è un estratto di un articolo pubblicato con la seguente referenza:
Raffaele Nacchiero, Giovanni Francesco Massari & Ilaria Giannoccaro, 2024. “Supply chain transformative capabilities and their microfoundations for circular economy transition: A qualitative study in Made in Italy sectors,” Business Strategy and the Environment, Wiley Blackwell, vol. 33(8), pagine 8695-8715, dicembre.


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Raffaele Nacchiero

Raffaele Nacchero è il CEO di AraBat, una startup cleantech specializzata nel riciclo delle batterie al litio. La tecnologia “AraMet” di AraBat utilizza acidi organici e scarti vegetali per recuperare materie prime critiche con un impatto ambientale ridotto. L'azienda ha ricevuto riconoscimenti come il Premio Nazionale dell’Innovazione 2022 (Cleantech & Energy) e ENI Joule for Entreprene... Continua a leggere

Raffaele Nacchero è il CEO di AraBat, una startup cleantech specializzata nel riciclo delle batterie al litio. La tecnologia “AraMet” di AraBat utilizza acidi organici e scarti vegetali per recuperare materie prime critiche con un impatto ambientale ridotto. L'azienda ha ricevuto riconoscimenti come il Premio Nazionale dell’Innovazione 2022 (Cleantech & Energy) e ENI Joule for Entrepreneurship 2022 ed è stata inserita da StartUs Insights tra le startup più rilevanti nel settore del remanufacturing delle batterie.

Raffaele Nacchero sta conseguendo un dottorato in Ingegneria Meccanica e Gestionale presso il Politecnico di Bari, con specializzazione in gestione della supply chain, sostenibilità ed economia circolare. Ha conseguito una laurea magistrale in Ingegneria Gestionale (110/110 cum laude) presso lo stesso ateneo e ha svolto periodi di studio in Spagna e Francia. La sua attività di ricerca include pubblicazioni su riviste scientifiche.

Oltre all’attività accademica e imprenditoriale, è autore di due libri e dirige "Associazione NemicoRe", un'organizzazione non profit dedicata alla promozione culturale e a progetti di sostenibilità. Nel 2024 è stato inserito nella lista dei Top 100 Under 30 di Forbes Italia.