L’importanza dell’Economia Circolare

Cos’è l’economia circolare e perché è importante per tutti: cittadini, imprese, istituzioni

Se le motivazioni economiche circolari sono chiare, molto spesso non sappiamo come metterle in pratica, come si evince dall’ultimo rapporto della Global Fashion Agenda. L’industria della moda è quella che spesso ha difficoltà a sposare un approccio ecologico. Per questo è ancora più importante che la filosofia dell’Economia Circolare sia legata alla moda: il 20% delle risorse idriche di scarto provengono dall’industria della moda, a livello globale, e il 10% delle emissioni di anidride carbonica sono dovute al tessile.


Il motivo per cui l’Economia Circolare si sta diffondendo, è chiaro: i residui plastici che invadono mari e oceani (e quindi tutta la fauna marina), il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici sono fenomeni ampiamente indagati dalla comunità scientifica e (quasi) tutti gli attori del settore si rendono conto che è giunto il momento di agire in questa direzione.


Manca però il “come“, forse perché non esiste una definizione univoca di cosa sia in realtà l’economia circolare: quali sono gli obiettivi? Quali sono i processi essenziali? Quali sono i principi fondanti? In realtà, domande simili non sono affatto banali.


Cos’è l’economia circolare

Da dove viene l’economia circolare? È l’economista Kenneth E. Boulding, che ha sviluppato il primo modello circolare per i materiali, in cui la produzione non ha residui, ma tutto viene reintegrato e riutilizzato nel circuito produttivo. È il 1966 quando Boulding scrive il suo articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth”.


Da allora il concetto si è evoluto e formalizzato negli ultimi decenni, soprattutto per l’emergere dei cambiamenti climatici, definendo il concetto di Economia Circolare in ambito accademico. Ma ad oggi, siamo ancora lontani dall’individuare una definizione unica e precisa.


Julian Kircherr et al., dell’Università di Utrecht, ad esempio, hanno analizzato 114 definizioni di Economia Circolare, provenienti da documenti scientifici, identificando alcuni quadri frequenti, ma senza poter stabilire principi ricorrenti in tutto lo spettro delle definizioni.


Le 3 R: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo

Principalmente, dall’analisi di Kircherr et al. emerge che il mondo accademico vede l’Economia Circolare come una combinazione di 3R (spesso se ne aggiunge una quarta).


Le tre R sono:

  • Riduzione
  • Riutilizzo
  • Riciclo


Per Riduzione, si intende la creazione di processi produttivi che mirano direttamente a ridurre gli scarti alla base. La stampa 3D può essere un esempio in questo senso, perché il materiale utilizzato nel modello di produzione è solo quello strettamente necessario per creare un oggetto.


Quando si parla di Riutilizzo, invece, si assume la presenza di un oggetto che non può più essere utilizzato nella sua funzione originaria, che viene poi riutilizzato in un’area diversa, quasi senza trasformazioni. Una bottiglia di vetro può essere trasformata, per esempio, in un oggetto di design (una lampada, per esempio).


Infine, il Riciclo è la “R” più conosciuta e anche la più comune. Qui l’idea è quella di sfruttare il materiale che costituisce un oggetto inutilizzabile, per creare qualcosa di nuovo. In altre parole, la plastica delle bottiglie d’acqua viene nuovamente trasformata in un materiale “grezzo” per la creazione di nuovi prodotti.


C’è una quarta R, meno menzionata nei documenti analizzati dai ricercatori di Utrecht, che è quella di Recupero. In questo caso i rifiuti vengono recuperati per produrre energia o per essere compostati, nel caso dell’umido.


Secondo l’analisi di Kircherr et al., la maggior parte dei modelli di economia circolare discussi nei documenti scientifici riguardano una combinazione delle pratiche di Riciclo, Riutilizzo e Riduzione. In particolare, il Riciclo è menzionato nel 79% delle definizioni analizzate.


Una visione olistica dell’Economia Circolare

In realtà, quella analizzata sembra una visione troppo ristretta dell’economia circolare. Anche perché sembra considerare esclusivamente il processo produttivo “tradizionale“, mentre l’ambizione della circolarità dovrebbe riguardare diversi sistemi umani, anche istituzionali.


Gli stessi ricercatori di Utrecht offrono una definizione più variegata di Economia Circolare:


“L’Economia Circolare è un sistema economico che sostituisce il concetto di “fine vita” con la riduzione, o in alternativa il riutilizzo, il riciclo e il recupero dei materiali nei processi di produzione/distribuzione e di consumo. Questo sistema opera a livello micro (prodotti, aziende, consumatori), medio (parco eco-industriale) e macro (città, regioni, nazioni e così via), con l’obiettivo di produrre uno sviluppo sostenibile, creando allo stesso tempo una maggiore qualità ambientale, prosperità e uguaglianza economica, a beneficio delle generazioni attuali e future. Esso è attuato da nuovi modelli di business e da consumatori responsabili”.


In questa definizione un gran numero di attori vengono coinvolti e gli obiettivi dell’economia circolare sono definiti in modo più preciso.


Una definizione ancora più completa della CE è data dalla Ellen MacArthur Foundation, una delle organizzazioni più influenti in materia. Per la fondazione, l’economia circolare ha un più ampio obiettivo e cioè quello di “ridefinire la crescita economica”, che dovrebbe concentrarsi sui “benefici positivi per l’intera società”.


Secondo Ellen MacArthur, l’Economia Circolare si basa su tre principi:

  • Creare sistemi che eliminino permanentemente i rifiuti e l’inquinamento
  • Mantenere in uso prodotti e materiali
  • Rigenerare i sistemi naturali
Fonte: presentation of “The Circular Economy” by Professor Maria Zifaro (UNIMC)


L’idea è che l’Economia Circolare sia in grado di cambiare il sistema. Dall’economia lineare, che prende un prodotto e lo trasforma in una catena che lo porta inevitabilmente a diventare un rifiuto, ad un modello circolare, dove tutto si trasforma e nulla si perde. Può essere definito come un sistema che mira a portare nuove opportunità di business, ma anche benefici sociali e ambientali.


Può essere quantificato l’impatto dell’Economia Circolare?

Come abbiamo visto, la EC ha obiettivi in diversi ambiti, dall’ambiente all’uguaglianza sociale. Tuttavia quando si pensa a questa definizione c’è probabilmente l’equivoco che soddisfare gli interessi del tutto non possa rappresentare anche un business redditizio. Ma, non ci sono dati in grado di supportarlo.


È complesso, anche in questo caso, definire esattamente l’impatto della circolarità sull’economia, ma l’Unione Europea ha cercato di trovare un punto di equilibrio. Se, ad esempio, l’Unione Europea adottasse almeno tre buone pratiche (eco-design, prevenzione dei rifiuti e riutilizzo) del modello circolare, potrebbe raggiungere, rispetto al consueto scenario economico:

  • Un risparmio netto per le imprese di circa 600 miliardi di euro (8% del fatturato annuo)
  • Aumento della produttività delle risorse: + 30%
  • Aumento del PIL: + 1%
  • Posti di lavoro creati: due milioni


E nel frattempo, i gas a effetto serra rilasciati nell’atmosfera dal mondo manifatturiero diminuirebbero tra il 2 e il 4 per cento.


Tre tendenze da tenere d’occhio

Come abbiamo visto, l’economia circolare è un concetto vasto e complesso. Può coinvolgere le imprese, in primo luogo, ma riguarda tutti: dai “micro” cittadini/consumatori ai “macro” degli stati e dei conglomerati di stati.


Concentrare l’attenzione su un più piccolo ventaglio di temi può essere interessante per capire dove e come i principi dell’economia circolare possano essere messi in pratica. Ne abbiamo selezionati tre, tra i più interessanti per il momento storico che stiamo vivendo, che menzioneremo di seguito, ma di cui parleremo anche più avanti in altrettanti articoli di questo blog.


Le città

Nelle città l’85% del PIL viene prodotto e il 75% delle risorse viene consumato. Possiamo dire perciò che sono il cuore pulsante dell’economia contemporanea, dove quasi tutto viene prodotto e consumato.


È quindi essenziale pensare al futuro dell’Economia Circolare a partire dalle città. Anche gli agglomerati urbani devono diventare circolari. Per avere successo, devono sfruttare materiali, tecnologie e flussi che ottimizzino e colleghino le infrastrutture e le persone che vi abitano, con il loro capitale umano e sociale.


Esempi di questo nuovo paradigma sono già in atto: si pensi al discorso sulle smart cities, la mobilità sostenibile e l’agricoltura urbana.


I materiali

Se le città sono il “luogo” del mondo produttivo contemporaneo, i materiali rappresentano ancora la “cosa”: ogni prodotto è essenzialmente una composizione di materiali. Anche le tecnologie digitali hanno bisogno di materiali solidi per funzionare (smartphone, computer, server).


Per una transizione efficace verso l’economia circolare, è essenziale che i materiali siano ripensati alla radice. Riciclare è utile ma non è sufficiente: è durante la fase di progettazione del prodotto, infatti, che dobbiamo ripensare completamente il tipo di materiali che utilizziamo, il loro impatto durante l’uso e il cosiddetto fine vita.


La necessità è quindi quella di progettare da zero materiali che possano essere più facilmente riciclati o riutilizzati. Una delle tendenze più interessanti è quella che riguarda i materiali organici o bio-materiali, che non solo utilizzano rifiuti alimentari, ma hanno anche il vantaggio di essere riproducibili e biodegradabili.


Le tecnologie

La tecnologia non si oppone al concetto di crescita sostenibile, anche se alcuni modelli di business hanno avuto un impatto fortemente deleterio sull’ecosistema. In realtà, sfruttare al massimo le nuove tecnologie informatiche può aiutarci a ridurre gli sprechi, semplificare i flussi e ottimizzare l’uso delle risorse e delle infrastrutture.


Pensiamo, ad esempio, all’Internet delle cose (IoT): la quantità di dati che riceviamo dagli oggetti tecnologici può aiutarci, ad esempio, a migliorarne le prestazioni energetiche.


Economia circolare: esempi

Abbiamo parlato del modello circolare in generale. Abbiamo visto alcuni campi di applicazione concreti. Non resta che arrivare al cuore delle cose e scoprire chi l’ha realizzato. Le storie dell’economia circolare in ambito imprenditoriale sono tante. Ne abbiamo selezionate cinque.


Alisea


“Perpetua” è una matita creata dalla ditta veneziana Alisea, realizzata con polvere di grafite. Il materiale, che è stato chiamato Zantech, è in realtà uno scarto ottenuto dai processi di stampaggio degli elettrodi.


La filosofia alla base della creazione di Perpetua è spiegata sul sito web dell’azienda Alisea:


“Ci occupiamo da anni del recupero e del riutilizzo dei materiali aziendali dei clienti – si legge nel sito web – con i quali creiamo oggetti per la comunicazione aziendale. I nostri clienti sono sempre stati una fonte di ispirazione: così, quando ci è stata chiesta l’idea di smaltire diverse tonnellate di grafite, provenienti dalla lavorazione di uno dei nostri clienti, con elevati costi annuali di smaltimento, abbiamo pensato: Perché non smaltire scrivendo?”


Aquafil


Aquafil (ex Aquaram) è un’azienda italiana che negli anni ’60 ha puntato tutto sulla fibra di nylon, producendo prima vestiti, poi tappeti. E oggi è leader mondiale nella ricerca sul nylon ecologico. Si chiama Econyl, è nylon ecologico, che Aquafil produce con emissioni pari a zero. Il processo di produzione si basa sulla rigenerazione del caprolattame, una materia prima riciclata.


Spiega Giulio Bonazzi, 54 anni, figlio del fondatore dell’azienda e oggi presidente e amministratore delegato:


“Abbiamo iniziato con le reti da pesca utilizzate in acquacoltura, ma ora l’obiettivo è quello di ottenere un nylon ecologico al 100% rigenerato dai rifiuti e non dai derivati del petrolio”. L’idea di base è la circolarità, creando un prodotto che sia un rigenerato e che possa essere smontato e riutilizzato a fine ciclo come “seconda materia prima”, per una nuova generazione di prodotti e senza limiti di tempo”.


Alstom


Alstom è un produttore francese di treni, che nel 2014 ha iniziato a commercializzare il sistema diagnostico HealthHub. Si tratta di uno strumento di previsione della manutenzione. In pratica, ottenendo dati analitici da una serie di sensori, è in grado di prevedere con maggiore precisione la durata del ciclo di vita dei treni, delle infrastrutture ferroviarie e dei segnali di rete.


Grazie a questo sistema è stato possibile estendere il ciclo di vita dei treni e dei binari. Secondo l’azienda, il sistema permette un risparmio nell’uso dei materiali fino al 15%, perché può segnalare quando cambiare alcuni pezzi solo quando è strettamente necessario.


FatLlama


FatLlama è un business che si basa sul concetto di economia della condivisione. In questo contesto sono nati veri e propri colossi del calibro di Airbnb, che offrono la condivisione di appartamenti, e Uber, dove auto private sono condivise.


FatLlama è un sito web che offre lo scambio e la condivisione di praticamente qualsiasi cosa: strumenti fai da te, veicoli, macchine fotografiche, droni, proiettori, radio e così via. Nel momento in cui un oggetto non è costantemente necessario ed usato a casa lo si può condividere sulla piattaforma e darlo in noleggio per un certo periodo di tempo.


La startup è nata a Londra nel 2016 e negli ultimi mesi sta affrontando un’importante espansione negli Stati Uniti, a partire da New York.


De Ceuvel


L’idea di De Ceuvel, invece, è quella di realizzare un intero edificio circolare. Un vecchio traghetto ancorato sulle coste della città di Amsterdam è stato trasformato in un incubatore sostenibile, con 17 spazi per uffici, dove tutto ciò che viene consumato viene in qualche modo riparato e fatto nuovo.


L’acqua viene poi filtrata e utilizzata per irrigare il terreno. I rifiuti alimentari diventano compost da utilizzare come fertilizzante per il cibo che viene poi usato in cucina. Infine, 150 pannelli fotovoltaici ne fanno un sistema autosufficiente. Inoltre, l’incubatore è specializzato in attività che fanno della vocazione ambientale la propria figura.

Francesco Castellano

Francesco Castellano ha conseguito un Master in Business Administration, e ha maturato un'esperienza quasi ventennale nel campo della ricerca, della finanza, della consulenza e del business management. In questo periodo è stato impegnato in diversi tipi di progetti come consulente presso Bain & Company, ha lanciato le attività di Uber a Torino e ha lavorato nel dipartimento FP&A di General E... Continua a leggere

Francesco Castellano ha conseguito un Master in Business Administration, e ha maturato un'esperienza quasi ventennale nel campo della ricerca, della finanza, della consulenza e del business management. In questo periodo è stato impegnato in diversi tipi di progetti come consulente presso Bain & Company, ha lanciato le attività di Uber a Torino e ha lavorato nel dipartimento FP&A di General Electric.

Recentemente ha fondato Tondo, un gruppo di organizzazioni che si occupa di diffondere approcci e concetti di Economia Circolare, e di supportare le aziende nella transizione verso un futuro sostenibile e circolare. Francesco è anche l'ideatore e il coordinatore del Re-think Circular Economy Forum, un format di eventi organizzati in diverse città italiane per presentare le più importanti soluzioni di Economia Circolare.

Francesco è stato ospite di diverse università ed eventi, come l'Università Federico II, l'Università Bocconi, la LIUC - Università Cattaneo, l'Università di Pavia, l'Università di Padova, l'Università Cattolica, la IPE Business School, la 24ORE Business School, Campus Party, Torino Stratosferica, Visionary Days.

Francesco è appassionato di Economia Circolare, Innovazioni Cleantech, Venture Building e Imprenditorialità.